DIALETTO SALENTINO e dintorni
di Giuseppe Presicce
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Un vocabolario on line
IL DIALETTO SALENTINO COME SI PARLA A SCORRANO
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“chi ha smesso di usare il dialetto
è uno che ha rinunciato a un grado di intimità col proprio mondo e ha stabilito distanze” (Erri De Luca)
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Il dialetto come luogo della memoria: è questa la condizione psicologica e affettiva da cui è nato il presente lavoro, una condizione, tutto sommato, analoga a quella da cui nasce la poesia. Tornare indietro nel tempo, recuperare le proprie radici fa bene allo spirito, fa bene all'anima, serve ad affermare la propria identità. E allora il recupero di un suono antico, di una parola dimenticata si trasforma in una (re)invenzione, nel senso etimologico di "riscoperta", "ritrovamento" proprio del termine. Evocando le cose e i vissuti personali dall'indistinto dell'inconscio, con la sua carica suggestiva quella parola si traduce in un atto di (ri)creazione e, quindi, di vita. "Giorgio cercava di ricordare il termine dialettale con cui un tempo aveva chiamato quelle piante. “Quella è la mbrucacchia, quella la burràscina, quelli gli sprùsciuni, quella la... boh, non me lo ricordo più!” … Raccoltone qualche rametto, Giorgio lo sfregò fra le mani inebriandosi al loro profumo. Con il potere sinestetico proprio delle percezioni sensoriali, quelle stimolazioni olfattive gli evocarono, istantaneamente, l'infanzia e l'adolescenza: un'improvvisa contaminazione di altri odori, colori, sapori, eventi, volti." (da Giuseppe Presicce, «VI VOLAVANO LE LUCCIOLE-CANTO D’AMORE PER UN SALENTO CHE NON C’È PIÙ», cap. IX). Non è, perciò, un caso che dal lavoro di recupero linguistico sia poi nata, in modo spontaneo e naturale, la restante mia produzione letteraria.
Così concepito e così avviato, però, il lavoro rischiava di risultare, oltre che estemporaneo, un impegno di portata esclusivamente personale. Ben presto, perciò, all'istanza di tipo evocativo, se ne è aggiunta una di carattere "scientifico" come ripresa di un interesse lontano nel tempo e risalente agli anni universitari. Il "dialetto salentino", allora, ha smesso di essere soltanto una ricostruzione di suoni da recuperare nella propria intimità per diventare "documento", testimonianza di una società e di una civiltà ormai lontane nel tempo. A questo punto bisognava mettere da parte l'originario modo di lavorare improntato alla semplice, disorganica registrazione "memoriale" a vantaggio di un'impostazione il più possibile strutturata e sistematica.
Inevitabile termine di riferimento diveniva, così, un "classico" negli studi sui dialetti salentini: il Vocabolario dell'insigne studioso tedesco Gerhard Rohlfs il cui primo volume venne pubblicato per la prima volta nel lontano 1956. "Riferimento", non dipendenza, perché rispetto all'insuperabile opera dell'illustre romanista d'oltralpe il presente lavoro si pone in una posizione di convinta autonomia rinunciando, e non soltanto per l'estrema modestia delle competenze dell'autore, ma anche per ragioni di tipo "scientifico", alla straordinaria vastità della sua indagine. Molto più "corto", ma per certi aspetti forse più "profondo" il respiro della presente opera: non un vocabolario dei dialetti salentini, ma semplicemente un repertorio della parlata della zona centro-orientale della provincia di Lecce, nelle specificità morfolessicali scorranesi, con lo sguardo, però, costantemente rivolto alla società e alla civiltà di cui era (è ancora?) espressione.
Così strutturato, il lavoro (nella sua originaria versione per il web, un vero e proprio "work in progress"), è divenuto in itinere sempre più complesso e articolato rispetto al disegno iniziale.
Per ogni termine dialettale è stata progettata una scheda strutturata nelle seguenti sezioni:
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significato del lemma
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etimologia
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note (osservazioni morfosintattiche, modi di dire, notizie di carattere socioculturale con riferimenti all’antica civiltà contadina nelle sue credenze, tradizioni, piatti tipici, giochi ecc.)
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varianti (relative alla zona di riferimento o, genericamente, ad altre aree della provincia)
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esempi, spesso costituiti da detti e proverbi
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sinonimi, generici, analoghi
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contrari, antonimi, inversi
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
Da quanto detto nella “PREFAZIONE”, si evincono chiaramente i caratteri del presente lavoro: un impegno, per così dire, “in solitario”, di natura prevalentemente empirica e amatoriale, fondato, quindi, sull’esperienza, i ricordi, la curiosità, la passione ultrasettuagenari del suo compilatore, supportati, ovviamente, dalle reminiscenze residuali dei suoi studi liceali e universitari.
Ciò spiega la limitatezza della bibliografia qui riportata. I testi consultati quasi sempre hanno funto da pietra di paragone, a volte di convalida, a volte di dissenso e motivata presa di distanze, spesso di stimolo ad andare oltre.
Nell'elaborazione dell'opera hanno costituito un utile strumento di lavoro le seguenti opere:
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Gerhard Rohlfs: "Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto)", in tre volumi - Congedo Editore. Opera insuperabile per la vastità e scientificità dell’indagine, la prima ad aver dato dignità culturale al nostro dialetto.
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Antonio Garrisi: "Dizionario leccese Italiano" - Capone Editore, versione web.
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G. B. Mancarella-Paola Parlangèli-Pietro Salamac: “Dizionario dialettale salentino”, in due volumi – Edizioni Grifo.
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Nicola G. De Donno: "Dizionario dei proverbi salentini" - Congedo Editore. Repertorio ineguagliato e ineguagliabile di quel patrimonio dell’umanità che è la saggezza popolare espressa per aforismi. Ancora oggi ci accompagna un ricordo grato e affettuoso del nostro professore di storia e filosofia degli anni del liceo.
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Ottorino Pianigiani: "Vocabolario Etimologico della lingua italiana", versione web.
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Grande Dizionario di Italiano Garzanti.
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Luigi Castiglioni-Scevola Mariotti: “Dizionario della lingua latina”, Loescher Editore.
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Egidio Forcellini: “Lexicon Totius Latinitatis”, versione web.
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Charles du Fresne, sieur du Cange “Glossarium Ad Scriptores Mediae et Infimae Latinitatis”, versione web.
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Franco Montanari “Vocabolario della lingua greca”, Loescher Editore.