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  • Immagine del redattoreGiuseppe Presicce

“LA NCIÙRITA”: A SCORRANO COME….. A MOSCA

La “nciùrita” era particolarmente diffusa nel mondo contadino e costituiva un modo immediato, ancor più del cognome, che quasi sempre sostituiva, per l’identificazione della persona in una realtà sociale costituita da rapporti diretti e quotidiani. “Cacciata“, cioè inventata ed affibbiata da un singolo, veniva fatta propria dall’intera comunità. Se all’inizio il soprannome poteva avere un carattere canzonatorio perché stigmatizzava un tratto somatico (“nasca“, “nasidecane”, “ricchilebbre“, “cuja” ) o caratteriale (“sacara“, “giuta“, “forficicchia“), in seguito perdeva ogni valenza negativa e, esteso dal singolo all’intera famiglia, veniva facilmente tollerato ed adottato dallo stesso destinatario. Le “nciùrite” potevano, inoltre, riguardare il paese d’origine della persona (“pusciardisu” = di Poggiardo, “tujesu” = di Tuglie, “calatinese” = di Galatina), il lavoro svolto dal capofamiglia (“furnaru“, “furgularu“), il nome, soprattutto quando questo era insolito, del padre o della madre (“stefinu”, “de la Ntinisca”, “mante”) o essere una deformazione dello stesso cognome (“marascheḍḍu”). Le “ncìurite” di natura eponima inizialmente erano espresse nella forma del complemento di appartenenza (“de lu…”, “de la…”), col passare del tempo venivano formulate con la semplice apposizione del nome da cui avevano avuto origine (“ntinisca”). Poteva, inoltre, avvenire che, in seguito ad un evento o ad una circostanza, a qualche persona fosse attribuito un soprannome nuovo, diverso da quello della sua famiglia: la nuova “nciùrita” veniva attribuita anche a quelli che nascevano dopo, per cui si verificava che i fratelli minori fossero identificati con un soprannome diverso da quello del genitore e dei fratelli maggiori. La diffusione e la persistenza del soprannome, ovviamente, dipendeva dalla consistenza della “rrazza“, ossia del gruppo di famiglie unite fra di loro da rapporto di parentela, per cui, mentre alcune “nciùrite” sono scomparse, altre esistono tuttora e sono abbastanza diffuse.( http://www.dialettosalentino.it/ncirita.html )

“Che forza espressiva ha il popolo russo! Se gratifica qualuno di una parolina, quella si attaccherà alla sua stirpe alla sua discendenza, e lo seguirà nella carriera, e in pensione, e a Pietroburgo, e in capo al mondo. E per quanto poi s’ingegni a nobilitare il soprannome, per quanto costringa gli scrittorucoli al suo soldo a ricostruirgli la discendenza da un’antica famiglia principesca, sarà tutto inutile: il suo soprannome gracchierà sempre come una cornacchia, per dire a tutti da che nido abbia spiccato il volo l’uccello. Una parola bene azzeccata canta come carta: non la cancelli neanche a colpi d’ascia. E com’è icastico tutto ciò che proviene dalle viscere della vecchia Russia, dove non ci sono né goti né finni né altre genti, ma solo lo spirito russo, vivo, pugnace, originale, che ha sempre la parola pronta, non la cova come una chioccia, ma la appioppa su due piedi come un passaporto valevole in eterno, ed è inutile poi specificare che hai il naso cosí o la bocca cosà: un solo tratto ti ha disegnato dalla testa ai piedi!” (Nicolaj Gogol’: LE ANIME MORTE – parte prima, capitolo V)

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